La storia
La storia dei porti

I porti di Genova, Savona e Vado Ligure affondano nei secoli la propria storia al servizio delle navi sulle rotte attraverso il mar Mediterraneo. Approdi sicuri per le navi romane e cartaginesi 2000 anni fa, scali al centro dei commerci fra Europa, Africa e Oriente nel Medioevo ed elementi propulsivi per lo sviluppo dell'industria italiana nella modernità, i Ports of Genoa fondano i progetti per il futuro su un patrimonio di tradizione, storia ed esperienza marittima con pochi eguali al mondo.

La storia
Il porto di Genova

Data la propria configurazione orografica, Genova, quale naturale approdo e scalo marittimo, affonda le sue radici nei tempi più remoti ed è, come tale, citato già in epoca romana. Tuttavia è nel Medioevo che il porto di Genova si configura, nei suoi tratti essenziali, con quella fisionomia che conserverà sostanzialmente inalterata sino alla metà avanzata del XIX secolo: un porto concentrato tra la baia naturale del Mandraccio e l’area dell’Arsenale oltre la quale si apriva, sino al promontorio di San Benigno, una costa alta e rocciosa inadatta, per le tecnologie dell’epoca, ad una eventuale espansione portuale, e già occupata da numerose proprietà della nobiltà dominante (il palazzo del principe Doria, le ville di Fassolo), del clero (il monastero di san Tommaso, di san Benedetto, la chiesa di san Teodoro) o da istituzioni civili quali il lebbrosario di san Lazzaro.
È solo verso la fine dell’Ottocento che, a seguito della donazione Galliera, il porto avvierà un processo ininterrotto di sviluppo incrementato sino ai nostri giorni.

L’espansione del porto di Genova inizia all’incirca nel 1875 con la creazione di un avamporto costituito dal molo orientale Cagni e del prolungamento del molo Nuovo. Successivamente, vengono realizzati dodici nuovi pontili con aree di stoccaggio, attrezzature di movimentazione e collegamenti ferroviari adeguati ai nuovi traffici intensificatesi dopo l’apertura del canale di Suez. Sul finale del secolo XIX il bacino portuale viene dotato dei primi due bacini di carenaggio e conclusa la realizzazione dei magazzini generali nell’area di Fassolo.

Il nuovo secolo XX segna l’inizio dell’ampliamento del porto verso ponente, nell’area di Sampierdarena, con la realizzazione del bacino della Lanterna grazie al prolungamento e all’apertura a ponente del molo Galliera e la creazione di un molo ai piedi della Lanterna. Tra il 1923 e il 1929 vennero investiti ben 274 milioni di lire con cui si potenziarono e si rinnovarono le strutture esistenti, si completò la costruzione dei bacini di carenaggio e, nel 1935, venne aperta la camionale, strada dedicata al trasporto delle merci su gomma. Il bacino portuale di Sampierdarena sarà completato negli anni ’30 che traguarderanno anche un ulteriore sviluppo delle attività nell’immediato retroterra della Val Polcevera gettando le basi del porto petroli e dell’odierno Aeroporto Cristoforo Colombo.

Poi deflagra la Seconda Guerra Mondiale e Genova, città portuale e industriale, primo porto italiano e centro nevralgico per l’approvvigionamento di armi e beni di prima necessità, per tutta la durata del conflitto bellico è uno dei bersagli privilegiati dei bombardamenti degli alleati, via terra e via mare. Dal 1940 al 1945, ci furono ben ottantasei incursioni aeree sulle città e altrettante via mare.
I bombardamenti via mare più famosi furono due: il primo, il 14 giugno 1940, coincise con la prima azione offensiva degli alleati; il secondo attacco, il 9 febbraio 1941, condotto dalla Royal Navy, provocò danni ben più gravi del primo. Le bombe colpirono il porto e il cuore della città, danneggiando piazze, case ed edifici storici importanti come la Cattedrale di San Lorenzo.

Alla fine della guerra, il bilancio risultò drammatico: la città fu quasi rasa al suolo e le costose opere che erano state realizzate nel periodo precedente subirono danni ingenti, alcune andarono interamente distrutte. L’intero bacino portuale fu disseminato di mine e gli ingressi del porto stesso ostruiti dalle tante imbarcazioni affondate, i moli e le dighe gravemente danneggiate.

La ricostruzione durò alcuni anni: nei primi anni Cinquanta il porto tornò ad essere completamente operativo e i traffici ripartirono. Con il “piano regolatore Capocaccia” nel 1964 inizia la costruzione dei nuovi terminal contenitori di calata Sanità e Nino Ronco; si realizza il polo passeggeri, oltre ad altre opere nelle aree dei bacini di carenaggio e di Sampierdarena. Si avvia anche il processo di realizzazione del bacino di Pra’. L’attuale terminal contenitori ha iniziato a operare negli anni '90 e si è rapidamente affermato come scalo di riferimento per tutte le linee con l'Asia, diventando il primo gateway italiano per questo tipo di traffico.

Infine, con il “piano regolatore Gallanti del 2001”, e le successive proposte progettuali, si è venuta configurando la forma del nuovo porto di Genova che è stata inserita nel un più ampio contesto del nuovo Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, dopo l’accorpamento dei porti di Genova e Savona.

La storia
Il porto di Savona-Vado Ligure

Fin dall’antichità, le rade protette di Savona e Vado Ligure, collegate da facili valichi con l’entroterra padano, sono state utilizzate come approdi naturali, dove romani e cartaginesi ormeggiavano le proprie flotte.
Con il Medioevo, la città di Savona si sviluppa rapidamente attorno al porto-emporio, mentre nuovi moli vengono costruiti verso il mare, per accogliere navi sempre più grandi provenienti dal Mediterraneo e dall’Atlantico del Nord.
Superato il periodo buio del XVI-XVII secolo, legato alla rivalità con la Repubblica di Genova, il porto riprende la sua espansione grazie al forte legame con il regno sabaudo, che ne valorizza il ruolo di sbocco sul mare per il Piemonte, con la realizzazione di nuovi collegamenti stradali e ferroviari (1874), l’escavo della nuova darsena Vittorio Emanuele II (1884) e l’insediamento di cantieri navali e stabilimenti industriali alimentati dal porto.
È tuttavia nel secolo scorso che lo sviluppo del porto trova continuità.

Nel primo decennio del XX secolo viene realizzata una avveniristica linea funiviaria, lunga 18 km, per il trasporto del carbone dal porto di Savona ai depositi di Bragno (al di là dell'Appennino), ancora oggi operativa.

Nel primo dopoguerra lo sviluppo economico del savonese si indirizza verso Vado, con l’insediamento di stabilimenti industriali alimentati di materie prime ed energetiche tramite pontili costruiti nella rada.

Nel secondo dopoguerra, lo Stato riconosce il ruolo strategico del porto per lo sviluppo dell’industria del Nord Ovest e sancisce la nascita dell’Ente Portuale Savona-Piemonte, che elabora un piano regolatore dello scalo di Savona, centrato sull’espansione delle infrastrutture verso il mare (progetto Alti Fondali) ed alla fine degli anni ’70 acquisisce le strutture portuali nel frattempo realizzate dalla FIAT a Vado Ligure, delineando gli indirizzi pianificatori per l’ampliamento dello scalo. Nel 1982 a Vado Ligure, sulla Banchina Nord, viene realizzato il primo magazzino, nei primi anni 90, grazie all’installazione di due gru, nasce il primo terminal contenitori. Dopo la riforma del 1994, l’Autorità Portuale di Savona porta a compimento i programmi di intervento precedenti e disegna il nuovo Piano Regolatore Portuale dei due bacini. Per lo scalo di Savona si riorganizzano gli spazi portuali concentrando le attività mercantili attorno alla Darsena Alti Fondali e valorizzando le aree fra il porto e la città (terminal crociere, rinnovamento urbanistico del waterfront). Per lo scalo di Vado si avvia invece un vasto piano di espansione delle infrastrutture portuali e logistiche (progetto Piattaforma Multipurpose), che rappresenta oggi la principale opportunità di rilancio dell’economia savonese.