L’espansione del porto di Genova inizia all’incirca nel 1875 con la creazione di un avamporto costituito dal molo orientale Cagni e del prolungamento del molo Nuovo. Successivamente, vengono realizzati dodici nuovi pontili con aree di stoccaggio, attrezzature di movimentazione e collegamenti ferroviari adeguati ai nuovi traffici intensificatesi dopo l’apertura del canale di Suez. Sul finale del secolo XIX il bacino portuale viene dotato dei primi due bacini di carenaggio e conclusa la realizzazione dei magazzini generali nell’area di Fassolo.
Il nuovo secolo XX segna l’inizio dell’ampliamento del porto verso ponente, nell’area di Sampierdarena, con la realizzazione del bacino della Lanterna grazie al prolungamento e all’apertura a ponente del molo Galliera e la creazione di un molo ai piedi della Lanterna. Tra il 1923 e il 1929 vennero investiti ben 274 milioni di lire con cui si potenziarono e si rinnovarono le strutture esistenti, si completò la costruzione dei bacini di carenaggio e, nel 1935, venne aperta la camionale, strada dedicata al trasporto delle merci su gomma. Il bacino portuale di Sampierdarena sarà completato negli anni ’30 che traguarderanno anche un ulteriore sviluppo delle attività nell’immediato retroterra della Val Polcevera gettando le basi del porto petroli e dell’odierno Aeroporto Cristoforo Colombo.
Poi deflagra la Seconda Guerra Mondiale e Genova, città portuale e industriale, primo porto italiano e centro nevralgico per l’approvvigionamento di armi e beni di prima necessità, per tutta la durata del conflitto bellico è uno dei bersagli privilegiati dei bombardamenti degli alleati, via terra e via mare. Dal 1940 al 1945, ci furono ben ottantasei incursioni aeree sulle città e altrettante via mare.
I bombardamenti via mare più famosi furono due: il primo, il 14 giugno 1940, coincise con la prima azione offensiva degli alleati; il secondo attacco, il 9 febbraio 1941, condotto dalla Royal Navy, provocò danni ben più gravi del primo. Le bombe colpirono il porto e il cuore della città, danneggiando piazze, case ed edifici storici importanti come la Cattedrale di San Lorenzo.
Alla fine della guerra, il bilancio risultò drammatico: la città fu quasi rasa al suolo e le costose opere che erano state realizzate nel periodo precedente subirono danni ingenti, alcune andarono interamente distrutte. L’intero bacino portuale fu disseminato di mine e gli ingressi del porto stesso ostruiti dalle tante imbarcazioni affondate, i moli e le dighe gravemente danneggiate.
La ricostruzione durò alcuni anni: nei primi anni Cinquanta il porto tornò ad essere completamente operativo e i traffici ripartirono. Con il “piano regolatore Capocaccia” nel 1964 inizia la costruzione dei nuovi terminal contenitori di calata Sanità e Nino Ronco; si realizza il polo passeggeri, oltre ad altre opere nelle aree dei bacini di carenaggio e di Sampierdarena. Si avvia anche il processo di realizzazione del bacino di Pra’. L’attuale terminal contenitori ha iniziato a operare negli anni '90 e si è rapidamente affermato come scalo di riferimento per tutte le linee con l'Asia, diventando il primo gateway italiano per questo tipo di traffico.
Infine, con il “piano regolatore Gallanti del 2001”, e le successive proposte progettuali, si è venuta configurando la forma del nuovo porto di Genova che è stata inserita nel un più ampio contesto del nuovo Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, dopo l’accorpamento dei porti di Genova e Savona.