Vigente
Piano Regolatore Portuale Genova
Lo sviluppo urbanistico, economico e sociale di Genova è stato, nel corso del tempo, inscindibilmente legato alla morfologia dei luoghi. Città lineare estesa per quindici chilometri lungo una costa per la parte maggiore condivisa con il porto, Genova ha nel tempo faticosamente conquistato il proprio territorio. La risposta alla carenza di spazi, in particolare da dedicare ad attività di carattere produttivo, è stata da sempre la conquista di aree a mare, pratica che nel tempo, ha dato luogo ad una nuova specie di territorio, del tutto artificiale, e intermedio tra la terra e l'acqua.
Come in molte città portuali mediterranee, a differenza dei grandi porti del nord, la geografia dei luoghi ha imposto al porto ed alla città una convivenza quasi sempre mal tollerata, ragione spesso di incomprensioni e conflitti, che ha portato queste due parti, distinte ma inestricabilmente legate, a contendersi gli stessi territori e tuttavia a ignorarsi ostinatamente.
Oggi, se pure permangano le medesime condizioni territoriali si può dire che città e porto abbiano radicalmente mutato il loro atteggiamento reciproco tendendo ad un'idea di città portuale più complessa e articolata e a un modello condiviso di sviluppo. Occorre una strategia che ricerchi, nella valorizzazione dalle potenzialità che si generano proprio dall’integrazione della realtà produttiva con quella urbana, la logica per uno sviluppo sostenibile a valere per la crescita complessiva della città.
In questo contesto si pongono alcune significative esperienze di pianificazione e progettazione che negli ultimi anni hanno affrontato in modo particolare il tema delle relazioni tra aree portuali e spazi urbani a Genova.
Comune e Autorità Portuale si sono trovati, infatti, a redigere il proprio Piano Regolatore pressoché nello stesso momento; entrambi gli strumenti presentano elementi di interesse in particolare per quel che riguarda le loro reciproche relazioni.
Il Piano Regolatore Portuale nella sua forma attuale prende avvio dalla legge dello Stato, di riforma in materia portuale, n° 84 del 1994. Di fatto essa dà il via ad un nuovo corso della pianificazione dei porti in Italia consentendo il passaggio dei piani portuali, intesi come strumenti di pianificazione tutti risolti in elenchi ordinati di opere, per lo più di iniziativa statale, a strumenti urbanistici nel senso più ampio del termine.