Storia dei porti

IL PORTO DI GENOVA
Data la propria configurazione orografica, Genova, quale naturale approdo e scalo marittimo, affonda le sue radici nei tempi più remoti ed è, come tale, citato già in epoca romana. Tuttavia è nel Medioevo che il porto di Genova si configura, nei suoi tratti essenziali, con quella fisionomia che conserverà sostanzialmente inalterata sino alla metà avanzata del XIX secolo: un porto concentrato tra la baia naturale del Mandraccio e l’area dell’Arsenale oltre la quale si apriva, sino al promontorio di San Benigno, una costa alta e rocciosa inadatta, per le tecnologie dell’epoca, ad una eventuale espansione portuale, e già occupata da numerose proprietà della nobiltà dominante (il palazzo del principe Doria, le ville di Fassolo), del clero (il monastero di san Tommaso, di san Benedetto, la chiesa di san Teodoro) o da istituzioni civili quali il lebbrosario di san Lazzaro.
È solo nel 1875, a seguito della donazione Galliera, che il porto avvierà un processo ininterrotto di sviluppo incrementato sino ai nostri giorni. Possiamo articolare, a somme linee, questo processo di sviluppo in quattro fasi successive:
1ª fase (1875/1900): creazione di un avamporto con la realizzazione del molo orientale (Cagni) e prolungamento del molo Nuovo; realizzazione di 12 nuovi pontili con aree di stoccaggio, attrezzature di movimentazione e collegamenti ferroviari adeguati ai nuovi traffici dopo l’apertura del canale di Suez; creazione dei primi due bacini di carenaggio; realizzazione di magazzini generali nell’area di Fassolo.
2ª fase (1900/1930): inizio dell’ampliamento del porto verso ponente nell’area di Sampierdarena con la realizzazione del bacino della Lanterna grazie al prolungamento e all’apertura a ponente del molo Galliera e la realizzazione di un molo a Sampierdarena ai piedi della Lanterna.
3ª fase (anni ’30): completa realizzazione del bacino di Sampierdarena ed inizio di ulteriori opere anche oltre la foce del Polcevera (aeroporto e porto petroli).
4ª fase (anni 1960 e seguenti). Dopo il lungo periodo della ricostruzione postbellica, con il piano regolatore Capocaccia (1964) si avvia il processo di realizzazione del bacino di Voltri; si realizzano, nell’ultimo quarto del secolo, i nuovi terminal contenitori di calata Sanità e Nino Ronco; si realizza il polo passeggeri, oltre ad altre opere nelle aree dei bacini di carenaggio e di Sampierdarena. Infine con il piano regolatore Gallanti del 2001, e le successive proposte progettuali, si è venuta configurando la forma del nuovo porto di Genova che dovrà essere inserita nel un più ampio contesto del nuovo Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, dopo l’accorpamento dei porti di Genova e Savona.

IL PORTO DI SAVONA VADO
Fin dall’antichità, le rade protette di Savona e Vado Ligure, collegate da facili valichi con l’entroterra padano, sono state utilizzate come approdi naturali, dove romani e cartaginesi ormeggiavano le proprie flotte.
Con il Medioevo, la città di Savona si sviluppa rapidamente attorno al porto-emporio, mentre nuovi moli vengono costruiti verso il mare, per accogliere navi sempre più grandi provenienti dal Mediterraneo e dall’Atlantico del Nord.
Superato il periodo buio del XVI-XVII secolo, legato alla rivalità con la Repubblica di Genova, il porto riprende la sua espansione grazie al forte legame con il regno sabaudo, che ne valorizza il ruolo di sbocco sul mare per il Piemonte, con la realizzazione di nuovi collegamenti stradali e ferroviari (1874), l’escavo della nuova darsena Vittorio Emanuele II (1884) e l’insediamento di cantieri navali e stabilimenti industriali alimentati dal porto.
E’ tuttavia nel secolo scorso che lo sviluppo del porto trova continuità.
Nel primo decennio del XX secolo viene realizzata una avveniristica linea funiviaria, lunga 18 km, per il trasporto del carbone dal porto di Savona ai depositi di Bragno (al di là dell'Appennino), ancora oggi operativa.
Nel primo dopoguerra lo sviluppo economico del savonese si indirizza verso Vado, con l’insediamento di stabilimenti industriali alimentati di materie prime ed energetiche tramite pontili costruiti nella rada.
Nel secondo dopoguerra, lo Stato riconosce il ruolo strategico del porto per lo sviluppo dell’industria del Nord Ovest e sancisce la nascita dell’Ente Portuale Savona-Piemonte, che elabora un piano regolatore dello scalo di Savona, centrato sull’espansione delle infrastrutture verso il mare (progetto Alti Fondali) ed alla fine degli anni ’70 acquisisce le strutture portuali nel frattempo realizzate dalla FIAT a Vado Ligure, delineando gli indirizzi pianificatori per l’ampliamento dello scalo (progetti Terrapieno Sud, Banchina Principale e Calate Nord).
Dopo la riforma del 1994, l’Autorità Portuale di Savona porta a compimento i programmi di intervento precedenti e disegna il nuovo Piano Regolatore Portuale dei due bacini. Per lo scalo di Savona si riorganizzano gli spazi portuali concentrando le attività mercantili attorno alla Darsena Alti Fondali e valorizzando le aree fra il porto e la città (terminal crociere, rinnovamento urbanistico del waterfront). Per lo scalo di Vado si avvia invece un vasto piano di espansione delle infrastrutture portuali e logistiche (progetto Piattaforma Multipurpose), che rappresenta oggi la principale opportunità di rilancio dell’economia savonese.

ARCHIVIO STORICO, “IL DEPOSITO DELLA MEMORIA"
L’Autorità di Sistema, subentrata nel 2017 all’Autorità Portuale ed al Consorzio Autonomo del Porto di Genova, custodisce nel proprio archivio storico un patrimonio documentale che testimonia la nascita e lo sviluppo dello scalo genovese a partire dalla seconda metà del XIX secolo. L’archivio storico si articola, essenzialmente, su tre settori: documentale, cartografico e fotografico.

Il più antico fondo documentale custodito in archivio è quello del Genio Civile con tutta la documentazione (progetti, relazioni, disegni, planimetrie ecc.), della seconda metà dell’800, relativa alla prima sistemazione organica del porto realizzata a seguito della donazione di Raffaele De Ferrari - Galliera nel 1875/76. Il Fondo CAP contiene varie serie (Presidenza, Segreteria Generale, Direzione Lavori, Demanio ecc.) che coprono tutto il periodo di vita del C.A.P. dal 1903 al 1994. Di particolare interesse la documentazione della prima metà del ‘900 per le ulteriori fasi di sviluppo e sistemazione dello scalo genovese. Interessantissima la parte che documenta gli ingenti danni causati dalla guerra ed il successivo periodo della ricostruzione.
Sempre a partire dall’anno di istituzione del CAP, il 1903, sono custoditi in archivio storico tutti gli Atti ufficiali dell’Ente (Assemblee, Comitati, Commissioni Consultive, Decreti, Ordinanze, Ordini di Servizio, Regolamenti, Bilanci, Tariffe ecc.), oltre a varie pubblicazioni (Bollettino Ufficiale e sue prosecuzioni) e ad un’ampia raccolta di statistiche. Estremamente interessante, anche dal solo punto di vista storico, il fondo C. L. N. per gli anni 1945/46. Tale organismo politico resse infatti il porto di Genova sino alla nomina del presidente Carlo Canepa. 

La parte cartografica dell’archivio contiene circa 200 carte e planimetrie del porto a partire dai primi decenni del sec. XIX: una vera miniera per documentare la crescita dello scalo genovese. Infine, innumerevoli fotografie del '900 completano la ricca documentazione custodita nel nostro archivio storico.

E’ in corso il progetto di ricognizionee digitalizzazione del materiale di archivio storico che consentirà nei prossimi anni la ricerca e la valorizzazione di tutto il materiale

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  • 28 Settembre 2017